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La Storia di Cameri – 1945-1999 La ricostruzione e le operazioni per la Difesa Aerea

Circolo del 53

di Renzo Sacchetti

L’Aeronautica Militare (ridenominazione della Regia Aeronautica dopo il referendum nazionale su monarchia o repubblica del giugno 1946) impiega un certo tempo prima di riprendere possesso delle proprie installazioni dagli Alleati. Inoltre, Cameri non rientra nel novero dei primi aeroporti dell’Italia settentrionale su cui c’è intenzione di basare una forza aerea dalla consistenza molto ridotta dopo anni di guerra, per di più soggetta alle limitazioni imposte dagli Alleati e dal trattato di pace del febbraio 1947.

Di conseguenza, alla fine della 2ª Guerra Mondiale, per quasi dieci anni, l’aeroporto di Cameri rimane in stato di abbandono pressoché totale, mentre la vegetazione riprende rigogliosa i suoi spazi in mezzo agli edifici ridotti a macerie dai tedeschi. La sua custodia e sorveglianza sono affidati a un sottufficiale, qualche aviere e un guardiano civile, che non possono fare altro che organizzare una sorta di tenuta di campagna con tanto di orto, pollaio, piscina e battute di caccia.

Solo dopo l’aprile 1947, con l’abolizione delle restrizioni al volo da diporto e commerciale poste dalle autorità alleate d’occupazione, l’Aero Club di Novara riprende pian piano a operare. Però, non utilizza più il Campo Nuovo – evidentemente troppo devastato dalle spogliazioni e dalle mine fatte brillare dai tedeschi – ma impianta un nuovo, piccolo hangar in muratura per due aerei leggeri a fianco della Palazzina Comando e usufruisce di un breve tratto della vecchia pista lì di fronte (è ancora brughiera, non c’è pavimentazione). Per anni l’Aero Club rappresenterà l’unica attività di volo più o meno regolare a Cameri, finché l’Aeronautica Militare non decide di ricostruirlo integralmente, ampliandolo per farne un’importante base da difesa aerea.

La vista attuale dalla Palazzina Comando verso sud permette di cogliere ancora qualche elemento dell’ultima fase della guerra e dell’immediato dopoguerra. In primo piano, c’è il piccolo hangar idoneo al ricovero di due aerei leggeri che l’Aero Club Novara costruisce intorno al 1950, oggi sala briefing multimediale, e poco oltre si vede il piazzale dell’Autoreparto, che in realtà si basa sulle pavimentazioni di quattro hangar in sequenza, tre della SIAI e uno della Regia Aeronautica, tutti smantellati dai tedeschi nella prima metà del 1944. Sullo sfondo, lo stabilimento Meritor HVS, evoluzione attuale dell’originario insediamento industriale Gabardini, poi CANSA e FIAT.

La ricostruzione dell’Aeroporto di Cameri avviene in una fase di forte espansione dell’Aeronautica Militare ed è attuata in base agli standard NATO del periodo, che tengono conto di uno scenario di riferimento caratterizzato dalla guerra nucleare. Il risultato più evidente di questa situazione è che il Comando non viene ubicato in Aeroporto, bensì costruito presso l’abitato di Veveri, una frazione di Novara.

L’abitato di Cameri e l’aeroporto ripresi nel 1974 durante una missione di aerofotogrammetria. Sulla destra, tra i terreni agricoli, è possibile riconoscere la pista tedesca in cemento: nelle buche provocate dalle mine per metterla fuori uso sta crescendo la vegetazione.
Il Comando e la Zona Logistica a Veveri sono realizzati con la ricostruzione dell’aeroporto a partire dal 1955. Il Comando e tutte le sue articolazioni operative, tecniche e logistiche saranno nuovamente tutte raggruppate in aeroporto entro il 1977.

Il primo reparto che prende possesso della rinata Base Aerea è, nel 1957, uno dei tre grandi reparti da difesa aerea dell’Aeronautica Militare: la 2ª Aerobrigata Intercettori Diurni, il cui compito fondamentale è la sorveglianza dello spazio aereo di quella parte d’Italia vitale per l’economia nazionale e nota come triangolo industriale, Milano – Torino – Genova. La minaccia, naturalmente, si inserisce nel contesto della Guerra Fredda e del possibile attacco in massa di forze del Patto di Varsavia, anche con l’impiego di testate atomiche. Il fatto di avere la Zona Logistica (Comando e altre articolazioni) e la Zona Operativa (l’aeroporto) distanti tra loro dovrebbe permettere all’Aerobrigata di non essere messa completamente fuori gioco in caso di attacco massiccio.
La 2ª Aerobrigata è organizzata attorno a tre Gruppi Intercettori Diurni – 8°, 13°, 14° – per un totale di circa 80 caccia F-86E(M) Sabre, oltre agli aerei da collegamento, e arriva a Cameri da Montichiari, dove però rimane di stanza l’8° Gruppo.

Linea di volo del 13° Gruppo, i cui F-86E sono identificati dai codici da 2-26 a 50. Il colore caratteristico del 13°, il verde, è dipinto sui velivoli in una fascia posta attorno alla presa d’aria.

Per via di una prassi del periodo che vede l’Aeronautica Militare rappresentata ad eventi aeronautici da pattuglie acrobatiche organizzate annualmente a turno dalle Aerobrigate da Caccia, la 2ª Aerobrigata ottiene una più vasta popolarità quando nel 1958 organizza la formazione dei Lancieri Neri, che l’anno successivo assume il compito di Pattuglia Acrobatica Nazionale e diviene pertanto rappresentante ufficiale a varie manifestazioni aeree in Italia e all’estero.

La Pattuglia Acrobatica Nazionale del 1959 è rappresentata dai Lanceri Neri della 2ª Aerobrigata. A un anno dalla sua costituzione a Cameri agli inizi del 1958, la pattuglia si trasferisce sulla base di Montichiari, per evitare possibili interferenze con il traffico commerciale sempre più consistente di Malpensa.

Guarda il filmato della Pattuglia Acrobatica Lanceri Neri

Ma le dottrine difensive della NATO stanno nel frattempo mutando e ben presto sarà ufficialmente adottata la cosiddetta Risposta Flessibile: in questo contesto la 2ª Aerobrigata, dopo essere stata “dispersa” tra le basi di Cameri, Montichiari e Rimini (nuova sede del 14° Gruppo dal 1959), diventa la prima e unica delle grandi unità dell’Aeronautica Militare ad essere disciolta anziché ritrasformata in Stormo. La sua eredità è lasciata al 13° Gruppo Intercettori Diurni, ora dichiarato Autonomo. Ma sopravvive anche il Gruppo Efficienza Velivoli dell’Aerobrigata, che continua a fornire supporto tecnico alla flotta italiana di F-86E e che diviene il nucleo di quelle capacità manutentive e logistiche oggi eccellenza di Cameri e dell’intera Aeronautica Militare.

Un “reperto” originale del 13° Gruppo Autonomo sopravvive presso il Museo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, che tra i rappresentanti dei caccia degli anni Cinquanta preserva l’F-86E 13-1. Dopo essere diventato Autonomo, il 13° Gruppo dipinge una fascia rossa a fianco di quella verde già esistente sulla presa d’aria a ricordo dell’8° Gruppo, disciolto con la 2ª Aerobrigata nel 1962.

Lo scioglimento della 2ª Aerobrigata nel 1962 si inquadra nella nuova, ampia riorganizzazione operativa dell’Aeronautica Militare che è appena iniziata e il cui risultato fondamentale è il ritorno ai più ridotti Stormi. Il quadro di riferimento è chiaro ed è la già citata dispersione delle forze, per offrire un più elevato grado di sopravvivenza in caso di attacco massiccio o nucleare.
In questa situazione avviene però una particolarità, i cui contorni devono ancora essere ben compresi, tanto sono variegati: alcuni Gruppi da Caccia divengono ufficialmente o di fatto Autonomi, ovvero non più dipendenti dalle Aerobrigate che da lunghi anni li hanno in organico, bensì dal locale Comando della Base Aerea da cui operano. Nel caso di Cameri, se la soppressione della 2ª Aerobrigata giustifica il 13° Gruppo Autonomo, ben diversa è la condizione del 21° Gruppo, che viene qui distaccato dalla 51ª Aerobrigata di Istrana subito dopo il ri-equipaggiamento con il primo aereo da Mach 2 dell’Aeronautica
Militare, l’F-104G Starfighter. La Base Aerea, quindi, vive proprio questa particolarità di “controllare” Gruppi Autonomi: “… un fatto che mi sembra una stramberia ordinativa… i due Gruppi di Volo avevano una dipendenza che oggi si definirebbe funzionale, per dire una cosa che dipende e non dipende nello
stesso tempo”, commenta Giambattista Ferrari, futuro Comandante del 21° Gruppo.
Ma è una situazione di breve durata, che rientra con la graduale ricostituzione degli Stormi.

Lo schieramento degli F-104G del 21° Gruppo per la Cerimonia di ricostituzione del 53° Stormo il 29 aprile 1967. Gli aerei non portano né lo stemma di Stormo in coda, né quello di Gruppo sulla presa d’aria, che saranno decisi e ufficialmente autorizzati solo un po’ più avanti.

Infatti, nel 1967 la riorganizzazione operativa dell’Aeronautica Militare può sostanzialmente considerarsi conclusa e il 53° Stormo ne è il risultato per quanto riguarda la Base Aerea di Cameri.
Posto alle dipendenze della 1ª Regione Aerea di Milano, il 53° Stormo rileva il compito della difesa aerea del triangolo industriale e la sua vita operativa ruota attorno al 21° Gruppo Caccia Intercettori Ogni-Tempo e, in misura minore, alla 653ª Squadriglia Collegamenti.
Il contesto di pace nella Guerra Fredda vede una grande consuetudine nelle operazioni e le ore di volo di addestramento trascorrono annualmente scandite da impegni a scadenza più o meno regolare: due rischieramenti a Decimomannu per l’uso del poligono, lo Squadron Exchange, grazie al quale all’incirca per una settimana si organizza uno scambio con un altro Gruppo di volo alleato e la TacEval, cioè la valutazione tattica da parte di un apposito team NATO. Di quando in quando c’è la partecipazione a qualche esercitazione nazionale o alleata e qualche volo cross-country a lungo raggio. Poi, nel 1971, iniziano anche i turni di rischieramento in Sicilia, denominati Trinacria, per potenziare la difesa aerea di quel settore.
Ma il 53° Stormo, o per meglio dire il 21° Gruppo, ha un ulteriore, gradito e molto sentito impegno annuale che è la partecipazione al Tiger Meet, l’incontro dei reparti di volo della NATO che hanno nell’emblema la tigre.

Stemma del primo NATO Tiger Meet organizzato in Italia.

Nell’ambito del 53° Stormo continua a operare quel Gruppo Efficienza Velivoli già della 2ª Aerobrigata, che attraverso varie fasi evolutive viene riqualificato dall’F-86 all’F-104 e ri-denominato 3° GEV, fino a concorrere sostanzialmente alla costituzione nel 1981 del 1° Centro Manutenzione Principale, pioniere di una visione rivoluzionaria nel settore manutentivo e logistico delle linee di volo dell’Aeronautica Militare. La rivoluzione consiste nel fatto che un CMP è il “gestore” unico di una determinata flotta – il Tornado, nel caso del 1° CMP – in grado di svolgere quell’attività di manutenzione di più alto livello precedentemente assegnata all’industria, oltre a regolare l’impiego della flotta di competenza presso i vari reparti di volo. Nel 1985 il 1° CMP assume la nuova denominazione di 1° RMV, Reparto Manutenzione Velivoli.

Tornado IDS in corso di manutenzione all’interno dell’hangar principale del 1° CMP / 1° RMV.

Una vista recente dell’hangar principale del 1° RMV. In primo piano si vede il più piccolo hangar che originariamente ospitava la Squadriglia Volo Senza Visibilità della 2ª Aerobrigata.

Nella prima metà degli anni Ottanta anche a Cameri vengono costruiti gli hangar corazzati – ufficialmente definiti “Hardened Aircraft Shelters” / HAS – che fanno parte di un programma NATO di “indurimento” delle basi aeree. Questa foto ripresa da un SIAI S.208 della 653ª Squadriglia Collegamenti evidenzia il cantiere per i sette HAS nell’area del 21° Gruppo, mentre altri due si trovano sul lato opposto della pista e saranno prevalentemente destinati agli aerei armati in turno d’allarme.

La formazione del 21° Gruppo durante la manifestazione aerea per il 50° anniversario della costituzione del 53° Stormo nel 1987.

Per oltre trent’anni il 21° Gruppo vola con quell’autentico simbolo dell’Aeronautica Militare che è l’F-104, passando attraverso le versioni G, S e S.ASA, anche se già dagli anni Ottanta le sue particolari caratteristiche rendono questo caccia sempre più limitato per i nuovi scenari operativi. Solo nei suoi due ultimi anni di vita con il 53° Stormo il 21° opera con una macchina più all’altezza dei tempi, qual è il Tornado ADV e proprio per questo a Cameri si vedrà poco, perché impegnato a mantenere un rischieramento pressoché costante a Gioia del Colle per rafforzare lo schieramento aereo nazionale e NATO per la situazione nella ex Jugoslavia. Tra marzo e giugno del 1999, proprio da Gioia, il 21° Gruppo prende parte all’operazione bellica NATO Allied Force e subito dopo, in luglio, con lo scioglimento del 53° Stormo viene definitivamente trasferito sulla base pugliese alle dipendenze del 36° Stormo.
A una decina d’anni dalla conclusione formale della Guerra Fredda, per l’Aeroporto di Cameri si conclude così quella grande pagina di storia che è stata anche la ragione della sua rinascita.

Un momento della cerimonia di scioglimento del 53° Stormo nell’hangar del 1° RMV il 28 luglio 1999, alla presenza del Col. Roberto Lamanna, ultimo Comandate del 53° Stormo.

I tre equipaggi del 21° Gruppo intervenuti per la Cerimonia di scioglimento del 53° Stormo posano per un’ultima foto prima della definitiva partenza per la loro nuova base a Gioia del Colle davanti al Tornado ADV simbolo del Gruppo, il 53-21. E’ il 29 luglio 1999.

Utilizzatori dell’Aeroporto / Base Aerea di Cameri in questo periodo:

1947 – 1965Aero Club Novara. L’Aero Club Novara riprende a volare dopo la guerra con questo L.3, immatricolato I-NORU, l’unico aereo della sua flotta scampato alle requisizioni tedesche.
1957 – 1962 Aeronautica Militare / 2ª Aerobrigata Intercettori Diurni
1962 – 1967 Aeronautica Militare / Comando Base Aerea
1962 – 1965Aeronautica Militare / 13° Gruppo Autonomo Intercettori Diurni
1962 – 1963Aeronautica Militare / 3° G.E.V. (Gruppo Efficienza Velivoli)
1963 – 1982Aeronautica Militare / 3° G.E.V. (Gruppo Efficienza Velivoli) – F-104G
1964 – 1967 Aeronautica Militare / 21° Gruppo Autonomo Caccia Ogni-Tempo
1967 – 1999Aeronautica Militare / 53° Stormo Caccia
1981 – 1999 Aeronautica Militare / 1° C.M.P. (Centro Manutenzione Principale), dal 1985 1° R.M.V. (Reparto Manutenzione Velivoli)

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