di Giulio Mainini
Trapani, 4 – 7 novembre 2010
Non si tratta del titolo di un romanzo d’avventura di “salgarianae” memoria, bensì del ritrovo sulla base aerea di Trapani Birgi di alcuni piloti del 21° Gruppo “Tigre” – per intenderci quelli dell’F104! – che a distanza di 40 anni, e più precisamente lo scorso mese di novembre, hanno fatto ritorno lì dove si inaugurava una stagione importante per l’attività operativa dell’Aeronautica Militare volta ad assicurare la difesa dello spazio aereo nella regione sud del nostro Paese. Era, infatti, un torrido e umido mese di agosto del 1971 quando lo Stato Maggiore AM, a seguito di una decisione del Governo Italiano, dispose il rischieramento di una cellula d’allarme sull’aeroporto della città siciliana per far fronte alla mutata situazione geopolitica del mediterraneo determinata dalla crisi libica.
E come già accaduto in precedenza, gli intercettori del 21° Gruppo di Cameri furono chiamati per primi ad onorare questa improvvisa esigenza, predisponendo in poche ore il decollo di sei velivoli F 1 04G con i rispettivi piloti, cui segui-rono a bordo di un C119 un manipolo di specialisti ed il relativo materiale per garantire l’efficienza dei velivoli. Inutile dirlo, io ero uno di quei piloti.
Per noi del “21” la base di Trapani era un territorio ancora inesplorato, ma l’esperienza maturata in altri rischieramenti, per esempio su Grazzanise, Gioia e Grosseto, ci faceva stare tranquilli: dopotutto si sarebbe trattato di atterrare, sistemare i velivoli ed attendere che la sirena annunciasse lo “scramble”.
La durata della missione era stata fissata in 15 giorni ed il nostro Comandante decise di inviare subito tre piloti per la prima settimana, mentre gli altri tre avrebbero dato loro il cambio sette giorni più tardi.
Eravamo molto entusiasti e allo stesso tempo eccitati per questa nuova esperienza che ancora una volta avrebbe messo alla prova la bontà del nostro addestramento. E poi si andava verso sud, in una terra di sole e mare, dove ad attenderci ci sarebbero stati succulenti piatti di pesce … e non solo, e poi eravamo in piena estate! Molto presto però avremmo scoperto che le cose non stavano esattamente come ce le immaginavamo.
Ricordo benissimo l’ordine di partenza: la prima settimana decollano Pasini, Bolla e Stefani; a dargli il cambio Gon, Racchi e il sottoscritto.
Pronti al decollo, procedura di uscita standard da Cameri, e dopo circa un’ora e venti minuti di volo saremo in Sicilia. Ma dopo aver lasciato Ponza con prua verso Palermo comincia¬no le prime anomalie. Effettuiamo le chiamate in frequenza ma “Palermo avvicinamento” è praticamente muto: non risponde nessuno. Proseguiamo il nostro volo e siamo quasi giunti a destinazione quando finalmente riusciamo a contattare “Trapani torre” chiedendo istruzioni per l’avvicinamento e l’atterraggio. Ed ecco la seconda sorpresa: non ci sono procedure, o meglio si vola solo a vista, e così, superate le prime perplessità, mettiamo giù il carrello e tocchiamo pista.. Abituati ai verdi paesaggi di Cameri, fatti di prati, risaie e cascine, ci ritroviamo in uno scenario quasi desertico, caratterizzato da un predominante giallo intenso, dove tutto o quasi è praticamente secco. Non facciamo in tempo a familiarizzare con il nuovo ambiente che ci attende già un’altra sorpresa: non c’è anima viva ad accoglierci né tanto meno ad assisterci, e puntuale arriva la conferma da parte della torre che ci invita a fermare i velivoli sulla prima piazzola disponibile e a far ricorso a quella che per alcuni giorni sarebbe stata la nostra compagna d’avventura: l’arte di arrangiarsi.
da sx: le Signore Boano, Mollicone, Bolla, Mainini, Falchero con il Comandante del 37° Stormo Col. Pil. Bruno Strozza.
Sotto un implacabile sole cocente percorriamo a piedi i tre chilometri di strada che conducono al corpo di guardia dove incontriamo un maresciallo che ci osserva tra l’incredulità e lo stupore, sentenziando che non sapeva nulla del nostro arrivo. Gli chiediamo qualche indicazione per la sistemazio¬ne logistica e sulle modalità con cui effettueremo l’allarme, e così prendiamo atto che l’unica sistemazione disponibile consiste in una palazzina fatiscente “lato mare”, senza acqua, senza vetri, praticamente in abbandono, e che per l’allarme non sa di cosa stiamo parlando.
Ma gli impavidi uomini del “21” non si lasciano demora-lizzare, attendono l’arrivo degli specialisti che atterrano qualche ora più tardi, si procurano un telefono da campo a manovella, una sirena manuale e preparano i velivoli: da domani si è già pronti a decollare per assicurare l’allarme. Adesso però bisogna fare i conti con la fame, sono infatti passate molte ore dall’ultima volta che abbiamo toccato cibo, e l’adrenalina con la complicità della distrazione ci ha impedito di avvertirne gli stimoli.
Grazie a un Sottufficiale di cui ricordo ancora il nome, il Maresciallo Marascia, riusciamo ad assicurarci almeno il pasto meridiano che ci viene fatto recapitare in cassette della frutta. E alla sera, beh, ci arrangiamo giusto il tempo di sco-prire che sulla spiaggia c’è un gazebo dove concordiamo un menù speciale: pasta con le melanzane, pesce ai ferri, anguria e vino. Adesso si che possiamo dire di divertirci davvero cosi come pensavamo di fare alla vigilia.
I giorni passano velocemente volando ogni giorno, e quasi sempre su “scramble” reale per intercettare qualche traccia cosiddetta “zombie” segnalataci dai controllori della difesa, che sorvolando le acque internazionali sconfinano nello spazio aereo italiano. Poi, puntualmente chiudiamo l’afosa giornata con una missione addestrativa avvolta nella magia dei colori del tramonto, che da queste parti è particolarmente suggestivo per la costante visibilità concessa da un tempo sempre bello specie d’estate: volare in queste condizioni è divertimento puro se pensiamo alla nebbia e alla foschia che puntualmente avvolgono la nostra base madre.
Certo qualche disagio rimane: l’acqua potabile scarseggia, lavarsi è un lusso che possiamo concederci solamente nel mare, e per bere dobbiamo accontentarci della “ciappazzii”! Trascorsi i previsti quindici giorni di rischieramento è tempo di tornare a casa. Ma l’avventura non finisce così. Il nostro è solo un arrivederci perché presto il “21” farà una nuova turnazione, e poi un’altra ancora e così via per circa vent’anni, alternandosi con i gruppi di Grosseto, Gioia con gli 86K e poi Grazzanise. E rimane una certezza: le Tigri del 21° Gruppo sono state le prime a volare con gli F104 in Sicilia! Oggi Trapani è una grande base, sede del 37° Stormo equipaggiato con gli F16 e come in passato assicura la difesa dello spazio aereo nazionale insieme con il 4° Stormo di Grosseto ed il 36° di Gioia del Colle, entrambi con l’Eurofighter. Ma a distanza di tanti anni per noi “vecchie tigri” il suo fascino è rimasto immutato e con la stessa intensità di quarant’anni prima ha accolto dieci piloti di allora, cui nel frattempo si è aggiunto anche l’ufficiale intelligence, con le rispettive compagne per un tuffo nel passato senza però lasciarsi travolgere dall’onda malinconica dei ricordi. Cappelleri, Bolla, Stefani, Braccini, Racchi, Artioli, Mallicone, Boano, Falchero, Zunino ed il sottoscritto ci siamo ritrovati con l’entusiasmo di sempre per rinnovare l’amicizia che ci lega ormai da tanti anni. Non solo cari ricordi, dunque, ma soprattutto sana goliardia e II saggia II spensieratezza che hanno rallegrato ogni momento di questi pochi giorni trascorsi in terra di Sicilia: memorabili cene a base di pesce (decisamente diverse da quelle offerte dal gazebo sulla spiaggia!), una visita allo stormo per vedere come è cambiata la base negli anni rispetto ai nostri ricordi. E poi un’immersione nella bellezza storica e paesaggistica di Erice, Selinunte, e Mozia. Insomma sono state giornate intense e bellissime, che ci hanno restituito una rinnovata energia, come quando si andava in volo spinti sì dalla potenza del motore ma sostenuti da passione autentica!
Tornati a casa un frenetico incrocio di telefonate ci ha strap-pato la promessa di rivederci nuovamente molto presto, magari più numerosi, e di non aspettare altri 40 anni! Siamo quindi molto grati al Comandante del 37° Stormo, il Col. Strozza, ed al suo staff che ci hanno accolti come meglio non potevamo chiedere, e che hanno contribuito a rendere veramente speciali e indimenticabili questi giorni trascorsi in amicizia … sulle orme delle Tigri, “sempre le stesse, più grigie ma non dome”!
Anno 1971 – Foto ricordo delle prime “Tigri” al loro arrivo sulla base di Trapani. In primo piano sono riconoscibili: Gon, Mainini e Gudenzi.