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Opelio Bertoni, una vita a Cameri

Circolo del 53

di Maurizio Trentin

Tutti noi quando facciamo qualcosa di nuovo od utile giustamente ne diventiamo orgogliosi e ciò di solito ci spinge a continuare la nostra opera con ancor più vigore, passione ed impegno e nel tempo l’insieme anche di piccoli gesti lascia un segno nel corso degli avvenimenti nostri e degli altri.
Nella storia dell’Aeroporto militare di Cameri vi sono stati diversi personaggi, conosciuti certamente dai lettori, che in uno o più settori hanno inciso nello sviluppo attraverso gli anni dello stesso e che sono attuali perché tramite le loro eredità, trasmettono legami e passioni senza tempo necessari per migliorare e continuare anche le odierne attività. Uno di questi ritengo sia il T.Col. Opelio Bertoni, una persona con il quale credo tutti i lettori del Notiziario hanno avuto a che fare: non importa se si apparteneva ad un reparto od a un altro, se si era pilota o tecnico, militare di leva o di professione, civile o persino Cappellano militare, per ben 45 ininterrotti anni (dal 1957 al 2002, un record) chiunque ha prestato servizio a Cameri ha beneficiato della sua opera, consigli e quantomeno amicizia.
Opelio Bertoni, dopo la scuola di formazione prima di giungere a Cameri nell’agosto del 1957, dovette aspettare circa due mesi e mezzo a Montichiari perché l’Aeroporto di Cameri, allora solo un semplice “Campo custodito”, era inagibile; quando poi arrivò, assieme ad altri pochi Avieri sopra un cassone di un camion avente le sponde di legno, si trovò letteralmente a che fare con “l’apertura dei cancelli dell’aeroporto” affrontando le non poche difficoltà iniziali di una struttura in avvio:  era allora un semplice Aviere Scelto con specialità Assistente di Sanità ma l’infermeria esisteva solo sulla carta, il Dottore neanche c’era e quelle poche infrastrutture in via di sistemazione si trovavano tra l’attuale ingresso principale e la palazzina comando; dopo di essa, verso est, solo la brughiera senza niente di tutto ciò che si vede ora e nemmeno i confini dell’aeroporto perché un tratto aperto era confinante con il territorio della Caserma Babini dell’Esercito Italiano ed il rimanente era parco impenetrabile del Ticino.
Piano piano ed utilizzando al meglio le poche risorse umane e materiali allora a disposizione (alla fine del 1957 arrivò anche la pandemia “asiatica” che colpì soprattutto nell’ambito militare) le attività in aeroporto vennero organizzate in modo che nel 1961 esso poté chiamarsi Base Aerea.
Nel contempo il Sottufficiale Bertoni prestò servizio in infermeria, si fece promotore del trasferimento della stessa nella attuale palazzina per renderla più confacente alle esigenze di un ente sempre più grande (inizialmente una stanza nella palazzina comando era sufficiente) e, nel 1976 per le sue spiccate doti evidenziate nei rapporti con il personale, fu trasferito dal reparto SLO al Gruppo Difesa che allora gestiva quasi 300 avieri di leva tra VAM e categorie generici impiegati nel servizio di vigilanza, mense, servizi vari, ecc.; ed è in questo servizio che tutti hanno cominciato ad apprezzarne il suo operato perché aveva sempre un suggerimento od un insegnamento da fornire sia a coloro che nella leva obbligatoria vivevano problematiche personali e sia a quelli comandati di qualsivoglia servizio aeroportuale.
Una volta fu artefice del salvataggio di un aviere autista che si era ribaltato con l’autobotte carica di carburante e che, incastrato, rischiava la vita in mezzo al kerosene fuoriuscito.
Da lui ho ricevuto tutte le mie conoscenze in materia NBC nonché l’entusiasmo per intraprendere il compito di Ufficiale NBC di Stormo. Allora, ogni circa due anni lo Stormo veniva valutato operativamente in ambito NATO e di solito al termine della cosiddetta Tac-Eval si era sottoposti ad una esercitazione biologica, chimica oppure nucleare; durante tutta la storia del dopoguerra dello Stormo, Bertoni è stato colui che ha sempre predisposto, organizzato, mantenuto in prontezza ed istruito personale ad affrontare evenienze NBC in modo da tutelare al massimo la vita e la salute di tutti in caso di emergenza. Aveva fatto predisporre infrastrutture fisse e mobili allo scopo: vi era anche una roulotte attrezzata che, in collaborazione con la Protezione Civile provinciale, poteva essere dislocata nel punto più favorevole del territorio in occasione di emergenze varie. Ricordo che in ogni valutazione tattica in questo settore ricevemmo sempre i massimi punteggi, al punto da diventare di esempio per altri Stormi.
Incidenti chimici possono sempre capitare nella attuale società industrializzata, una pandemia biologica è ancora in corso e, da quando è iniziata la nefasta guerra in Ucraina, si sentono regolarmente minacce nucleari di vario tipo. Tutto quello che Bertoni nei vari briefings ci aveva raccontato, le raccomandazioni e gli avvertimenti ricevuti sono ancora di attualità (purtroppo) e spero non ce ne siamo nel frattempo dimenticati.

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