(di Angelo Varallo)
Cameri ha sempre vissuto in “simbiosi” con l’Aeroporto militare e negli anni innumerevoli sono le storie, gli aneddoti e gli episodi che hanno coinvolto i cittadini cameresi con i militari ed il personale dell’aeroporto.
Quello che vi sto per raccontare è uno di quelli, mi è venuto alla mente sfogliando i due bellissimi volumi sul 53° Stormo, omaggio per i soci del “Circolo del 53” a cui appartengo…, ma veniamo ai fatti.
In questo racconto è coinvolto anche mio fratello che allora gestiva la stazione di servizio Agip di Cameri (allora non si chiamava ancora ENI) in viale Marconi, all’epoca il distributore non era ubicato dove ora c’è la stazione ENI, ma un centinaio di metri prima, dove ora si trova il peso pubblico. Stiamo parlando della metà degli anni ’70 per intenderci, io allora ero ancora studente ed ero solito andare nel tardo pomeriggio a dare una mano a mio fratello alla stazione di servizio.
Tra i tanti clienti, numerosi erano militari e personale dell’aeroporto, e tra loro diversi erano i piloti, erano clienti affezionati e con il passare del tempo con loro si era creata un bella atmosfera di amicizia, mio fratello amava scambiare qualche parola con loro tra un rifornimento e l’altro, con i piloti poi in particolare amava sentire i loro racconti di volo, aveva anche imparato a riconoscere i loro stati d’animo, per esempio:
se si fermavano a fare benzina prima di una missione erano piuttosto taciturni perché si avvertiva la loro tensione e concentrazione per quello che stavano andando a fare, ma, se si fermavano dopo avere volato erano più rilassati e scambiavano volentieri qualche battuta…
Quello era un pomeriggio estivo, io ero al distributore erano all’incirca le 16.00 faceva caldo, ma all’improvviso il cielo si rabbuia, il vento si alza, neri nuvoloni si raccolgono sopra il paese e in un attimo si fa notte e scoppia uno dei veloci ma violenti temporali estivi. Lampi, tuoni, acqua e grandine si scaricano sul paese, io e mio fratello ci ripariamo tra le colonnine di rifornimento sotto la pensilina aspettando che la tempesta passi, in quel momento sentiamo il rombo inconfondibile di due F-104 che sorvolano il distributore, a giudicare dal frastuono capiamo che sono molto bassi, ma a causa del temporale non riusciamo a vederli, lentamente poi il rumore diminuisce fino a sparire, immaginiamo che siano atterrati, io e mio fratello ci guardiamo preoccupati perché volare con quel tempo non deve essere piacevole e poi veramente li abbiamo sentiti a pochi metri sopra le nostre teste…
Il temporale si placa, smette di piovere e dopo circa un’oretta dal “sorvolo” vediamo arrivare dal paese un’auto che entra per fare rifornimento, la riconosciamo subito è una Lancia Fulvia HF arancione di un pilota del 21° Gruppo, un nostro cliente: l’allora Capitano Maurizio Guideri, si ferma vicino alla colonnina ed io faccio rifornimento mentre mio fratello scambia due chiacchere con il Capitano e gli chiede: “ma chi erano quei due “pazzi” che volavano con quel tempo??”
Guideri apre un sorriso sotto i suoi baffetti neri: “eravamo noi!!” e indica il suo collega che era seduto al suo fianco e di cui non ricordo il nome… e continua: ”avevamo le chiappe così strette che non ci passava un filo!! ( scusate la licenza poetica, ma rende l’idea…), avevamo la radio rotta, la grandine aveva incrinato il vetro corazzato dell’abitacolo, altri strumenti di navigazione non funzionavano e quindi volavamo a vista e ci siamo abbassati il più possibile per capire dove eravamo perché il carburante rimasto non ci permetteva di fare un altro tentativo di atterrare o di dirigerci verso un altro aeroporto, ma per fortuna siamo riusciti a scorgere la vostra insegna del cane a sei zampe Agip illuminata e così abbiamo capito dove eravamo e siamo riusciti ad atterrare sulla pista dell’aeroporto sani e salvi!”.
Che storia! Che avventura! Non ho più rivisto il Comandate Guideri, sono passati più di 40 anni, ma non dimenticherò mai quel giorno… e nemmeno mio fratello lo dimenticherà.