di Giuseppe Frezza
L’Accademia di Sanità Militare di Firenze era per me terminata il 27 giugno 1982. Avevo conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Firenze e mi apprestavo a frequentare il corso per Tenenti medici presso la scuola di Sanità Militare di Roma.
Fu tutto così veloce e, come per incanto, mi ritrovai all’esame di fine corso nel Maggio 1983. Ero quindi pronto per iniziare la mia carriera come Ufficiale Medico dell’Aeronautica Militare!
“Per te abbiamo deciso: o vai a Trapani o vai a Cameri, pensaci in fretta e facci sapere.” Queste furono le parole dette dai miei superiori al termine del corso. Erano due mondi completamente diversi da conoscere, profondo nord o profondo sud, un bel dilemma, non sapevo proprio che decisione prendere io romano che avevo sempre vissuto in una città praticamente equidistante dai due siti propostimi.
Per caso incontrai sulla mia strada una persona, un anziano Colonnello medico che conoscendo il mio dilemma mi disse: vai a Cameri senza ombra di dubbio, si sta bene e poi per la professione medica c’è vicino Milano dove sicuramente ti trasferiranno dopo un certo periodo.
Mi convinse, nonostante alcuni colleghi mi rendessero note le ostili condizioni meteorologiche tipiche di quella Base. Nel giugno del 1983 scelsi dunque di essere un medico del 53° Stormo di Cameri.
Contattai subito il collega con il quale dovevo avvicendarmi: ti vengo a prendere io alla stazione di Galliate, mi disse, dieci minuti in auto e siamo in aeroporto, prendi le ferrovie NORD MILANO dalla stazione di Milano Cadorna. Il collega era il dott. Pasteur mio caro amico e mio anzianissimo di Accademia.
Il 3 luglio 1983 alle 7.30 del mattino ero a Galliate e poco dopo facevo ingresso per la prima volta nella Base Militare di Cameri. Il primo impiego è un momento importante per tutti, ma entrare, come futuro Dirigente del Servizio Sanitario in un Aeroporto così importante ti faceva venire i brividi pur non conoscendo ancora le responsabilità a cui andavi incontro. Era in funzione ancora l’edificio della vecchia infermeria ma lo sarebbe stato per poco in quanto, durante il mio primo anno di servizio, sarebbe stata inaugurata la nuova splendida infermeria, fiore all’occhiello per la Sanità Militare AM.
Se io ora dovessi e potessi raccontare gli aneddoti ed i momenti di vita vissuta durante le mia permanenza al 53° Stormo occuperei fogli su fogli perché ancora adesso, a distanza di 30 anni, tutto mi è ancora molto nitido nella mente. Ho scelto però qualcosa di significativo ed ho avuto il desiderio di scrivere questi pensieri perché ritengo che sia importante fermarli su carta e farli conoscere ai tanti amici che come me hanno a cuore l’aeroporto militare di Cameri.
Quindi, per iniziare, ricordo che l’impegno di lavoro dei primi mesi di servizio, anche se ancora senza qualifica precisa e con il grado di Ten. Medico, fu il massimo che mi potesse capitare!! Infatti, nel settembre 1983 era prevista la Valutazione NATO operativa e logistica dello Stormo, ma proprio in quei giorni il Cap. Pasteur si trovava in licenza in attesa di diventare papà. Il Comandante dello Stormo, Col. Celegato, mi fece subito convocare e, con mia inevitabile meraviglia, mi conferì l’importante compito di coordinare e dirigere le operazione competenti al Servizio Sanitario.
Ricevuto l’incarico, non nego con particolare apprensione, passai i giorni di attesa ad arrovellarmi il cervello su come gestire al meglio il TUTTO! Ricordo benissimo che il giorno prima dell’esercitazione dissi a me stesso: sono pronto! Durò tre giorni intensi e lunghi, io mi calai completamente nella funzione che svolgevo; ebbi dalla mia parte la completa collaborazione di tutto il personale di quella che ormai sentivo essere la mia infermeria. E’ chiaro che non mancò l’evento sfavorevole che però si risolse al meglio. In uno dei tre giorni, mi pare proprio l’ultimo, durante un decollo veloce e simulato di tutti i velivoli per abbandonare la Base, si verificò un inconveniente ad un velivolo e quindi il pilota dovette lanciarsi con il seggiolino da quota zero. Fortunatamente il velivolo, che era l’ultimo, uscì in fondo alla pista nella nebbia, ed il pilota, da noi recuperato e portato in infermeria, non presentò alcuna patologia di rilievo, solo qualche ammaccatura, dolori ossei diffusi e un grande spavento!
Immediata fu quindi per me l’esperienza diretta in uno dei compiti sanitari più impegnativi della mia professione di medico dell’Aeronautica Militare, ma la affrontai in modo spavaldo ed efficace.
Finì il tutto in tre giorni e dopo neppure tre mesi dal mio arrivo in Base mi vidi arrivare un primo plauso, anche se un po’ velato, dal Comandante che, con aria severa, mi disse: Frezza hai fatto il tuo lavoro e devo dire che lo hai svolto bene! Immaginate come per me, giovane Ufficiale medico, appena uscito dall’Accademia, queste stringate parole furono carburante al mio serbatoio ed iniziai così, nel migliore dei modi, la mia esperienza di dottore dell’ASSO di SPADE, dal luglio del 1983 all’ottobre del 1985. Poco tempo in effetti, ma quanto basta per innamorarsi di tutto un insieme che è stato poi il mio primo posto di lavoro. Un anno da Dirigente il Servizio Sanitario ed un anno da Medico di Stormo, il più bello!!
E’ chiaro che gli episodi e gli eventi accaduti durante il periodo furono tanti ed i più vari, alcuni anche coperti dal segreto professionale, che non nego, alcune volte anche se rare, tentava di essere violato dalle pressanti richieste dei capi. Tu infatti con molta diplomazia dovevi cercare di evadere l’argomento, magari anche a tuo discapito! Del resto, cari amici, il lavoro del medico in aeronautica non è per niente facile perché la tua arte e bravura sta proprio nel mediare la parte strettamente clinica e riservata del caso in esame con le inevitabili esigenze esterne di servizio. Tu sei prima medico od ufficiale, questo è stato sempre il dilemma. Vesti un grado, e non c’è mai stata una risposta certa. E’ logico comunque che dipende sempre dal superiore con cui ti devi confrontare al momento, ma ti devi sempre barcamenare in questa duplice veste… e non è facile. Comunque per non farla troppo lunga vorrei ricordare due specifici momenti riguardanti i periodi da O.S.S. e da Medico di Stormo. Ritengo che questi eventi siano stati significativi per farmi entrare in perfetta sintonia con tutto ciò che poi mi avrebbe accompagnato per 30 anni di servizio.
Ero arrivato a Cameri, come ho già detto, in un periodo in cui si lavorava ancora nella vecchia infermeria, corrispondente all’attuale parte dell’ingresso nella porzione prossima al ricovero delle ambulanze. Era una costruzione piccola ed angusta, ricordo una sala medica all’ingresso, la segreteria e le due stanze dei medici. Il mio arrivo coincise però proprio con il periodo di rifinitura della nuova struttura sanitaria, già in cantiere da diverso tempo, ed ormai pronta ad essere ultimata.
Era un edificio perpendicolare al primo, di considerevoli dimensioni e dotato di tutti i possibili servizi, comprese 4 o 5 stanze di ricovero; in fondo al lungo corridoio era stato predisposto il reparto infettivi completamente isolato e dotato di una grande cucina, della quale poi ci saremmo serviti per eventi conviviali. Mi stimolava il pensiero che a breve sarei diventato il capo di quella moderna struttura sanitaria, infatti nella primavera del 1984 la potei inaugurare rivestendo allora la qualifica di D.S.S.. Il tempo comunque trascorreva in fretta ed in effetti rimasi alla direzione della struttura per pochi mesi dopo l’inaugurazione.
Nell’ottobre del 1984 assunsi l’incarico di Medico di Stormo del 21° Gruppo Caccia Intercettori: non cambiavo sede di lavoro, ma mi trasferivo mentalmente ad alcune centinaia di metri di distanza dove si trovavano gli ambienti e gli hangar del gruppo di volo.
Ricordo che in quel periodo mi trovavo in una condizione di completa disponibilità, non avendo richiami o sirene professionali esterne. L’atmosfera del gruppo di volo mi piaceva e mi dedicai con entusiasmo a questo nuovo incarico di fondamentale aiuto per il buon equilibrio psicofisico dei piloti del gruppo. L’accoglienza che mi diedero i ragazzi del 21° fu molto calorosa ma già avevamo avuto modo di conoscerci da tempo, ero amico di tutti, e questa è stata per me sempre una prerogativa che mi ha accompagnato in tutti gli anni di vita militare. Accoglievo sempre tutti con un sorriso e cercavo sempre di avere una “pillola” in più per risolvere gli innumerevoli ed inevitabili inconvenienti quotidiani di persone sottoposte ogni giorno ad uno stress psicofisico superiore al normale.
E’ questo il messaggio che lancio ai miei colleghi Medici di Stormo, a distanza di tanti anni dagli avvenimenti che sto raccontando e dopo essermi interfacciato con tanti e tanti piloti militari.
Ero felice, stavo svolgendo un lavoro stimolante, ed ero attratto dalle problematiche che l’attività di volo racchiude in se; ogni giorno passavo alcune ore nella tana della “tigre” per incontrare da vicino gli amici piloti, insomma per esser il più possibile uno di loro!!
Tutto questo mi portò dopo alcuni mesi ad accettare una proposta fattami quasi per gioco da alcuni di loro. Sicuramente si sarebbero tutti aspettati una risposta diversa, dettata da una fama negativa in tal senso che ha sempre accompagnato il medico militare. Ma io dissi di si, ero pronto ad accompagnare il gruppo di volo in trasferta a Sigonella (Sicilia) per un periodo di allarme!! “Si, verrò con voi in Sicilia così mi renderò conto personalmente di tutto ciò che voi mi raccontate al ritorno da ogni missione”. Stupore generale, “ma è vero, allora vieni con noi, non ci credo!”.
…Era vero, ed un freddissimo mattino del gennaio 1985 mi imbarcai con gli Specialisti del Gruppo su un velivolo C-130 alla volta della Sicilia. Furono per me giorni intensi e capii cosa vuol dire poter dedicare l’intera giornata ai tuoi particolari assistiti. “Hai bisogno? Allora ci possiamo vedere dopo cena al Circolo oppure quando vuoi tu.” Nella realtà non è così ma lì si poteva fare. Ci accolse una Sicilia con 20 gradi di temperatura ed i mandorli in fiore per i primi tepori di una precoce primavera, ma erano i primi di gennaio!! Sicuramente tra coloro che ora stanno leggendo queste mie parole ci sarà una persona che in quei giorni era con me a Sigonella e mi farebbe piacere che anche questa persona ritrovasse nel mio scritto un po’ di quella atmosfera lontana che oggi forse è più difficile creare. Ma ora devo chiudere il libro dei miei ricordi!
E’ chiaro che il partecipare insieme in siti lontani fa cementare le amicizie ed ancora oggi ritrovo ogni tanto qualcuno di quegli amici ormai impegnato in altre faccende di lavoro aeronautiche e non. Ma è passato davvero molto tempo! lo mi sono forse troppo dilungato in questo scritto ma ci tenevo e, da sempre, mi ero riproposto di farlo! Ora l’ho fatto e se queste mie parole diranno qualcosa a qualcuno sarà per me motivo di soddisfazione, perché anch’io come lui voglio bene al nostro caro Aeroporto di Cameri.
Grazie.
Col. Medico (r) Giuseppe Frezza